giovedì 31 maggio 2012

“Ho studiato fisica sull’iPad. Che potenza”


“Ho studiato fisica sull’iPad. Che potenza” è l'artcolo pubblicato sul Corriere della Sera del 29 aprile da Davide Francioli, uno studente dell’ultimo anno del liceo classico Carducci di Milano che è stato invitato a studiare fisica anziché sul tradizionale manuale di Ugo Amaldi, sulla sua nuovissima versione per iPad curata da Zanichelli.
Un articolo fresco e ben scritto, un interessante “diario di esperienza” che, a proposito di media, ci permette di riflettere sul superamento della vecchia contrapposizione tra apocalittici e integrati come ad una tassonomia che oggi non funziona più. Un esempio, didascalicamente efficace, di come si possa intrattenere un atteggiamento corretto nei confronti dei media. Abbiamo di fronte un ragazzo alfabetizzato che li usa con evidente consapevolezza critica (è bello, è interessante, devo prendere dimestichezza, avere il libro vicino per il momento mi dà più sicurezza) che mette bene in luce quella giusta misura, quella giusta problematicità, che deve accompagnare il nostro entrare in contatto con i media.
Dobbiamo, dunque, elaborare delle categorie critiche sulla pedagogia dei media proprio a partire dal fatto che li usiamo e ciò per non ricadere nelle vecchie categorie: o sei un apocalittico, o sei un integrato, o i media sono tutti da buttare via, oppure sono la cosa che risolve i problemi del mondo. Si tratta di aprirsi all’esperienza con la giusta problematicità rifuggendo da modelli ideologici precostituiti, evitando quelle polarità estreme di rifiuto incondizionato o di futile entusiasmo che si risolvono in sterilità. E’ cieco l’atteggiamento pregiudiziale di chi pensa che il libro tradizionale, la lezione tradizionale, siano sempre da preferire a tutto il resto, a prescindere. Così è altrettanto insana l’idea, da sfatare con fermezza, che l’educazione ai media sia riconducibile e riducibile alle ultime tecnologie mediatiche. La pedagogia dei media non rincorre le novità del panorama tecnologico. Nella scuola entrano, di buon diritto, le tecnologie, i media, i linguaggi, i messaggi e ci si occupa di scrittura, di libri, di figure, di parole. Nella scuola la parola è sempre stata ed è ancora medium potentissimo. La capacità retorica di un insegnante è sempre stata ed è ancora fondamentale. Si potrà senz’altro sentire gli allievi dire che un insegnante è bravo perché “spiega bene” e non certo che è bravo perché usa la LIM. Allora quando nella scuola si adottano delle tecnologie la domanda d’obbligo è perché lo si fa, in base a quale “idea di scuola” dichiarata intendiamo farlo. Dunque diciamo sì alle tecnologie ma adottiamole con una razionalità critica, selettiva, facendo delle scelte, chiedendocene sempre il perché.
"Ho studiato fisica sull'iPad. Che potenza"

1 commento:

gradesci ha detto...

lo studio della fisica attraverso le ICT costituisce una risorsa fenomenale nell'apprendimento della disciplina. condivido appieno il contenuto dell'articolo e auspico l'introduzione capillare di simili strumenti nella pratica dell'insegnamento.