giovedì 31 maggio 2012

“Ho studiato fisica sull’iPad. Che potenza”


“Ho studiato fisica sull’iPad. Che potenza” è l'artcolo pubblicato sul Corriere della Sera del 29 aprile da Davide Francioli, uno studente dell’ultimo anno del liceo classico Carducci di Milano che è stato invitato a studiare fisica anziché sul tradizionale manuale di Ugo Amaldi, sulla sua nuovissima versione per iPad curata da Zanichelli.
Un articolo fresco e ben scritto, un interessante “diario di esperienza” che, a proposito di media, ci permette di riflettere sul superamento della vecchia contrapposizione tra apocalittici e integrati come ad una tassonomia che oggi non funziona più. Un esempio, didascalicamente efficace, di come si possa intrattenere un atteggiamento corretto nei confronti dei media. Abbiamo di fronte un ragazzo alfabetizzato che li usa con evidente consapevolezza critica (è bello, è interessante, devo prendere dimestichezza, avere il libro vicino per il momento mi dà più sicurezza) che mette bene in luce quella giusta misura, quella giusta problematicità, che deve accompagnare il nostro entrare in contatto con i media.
Dobbiamo, dunque, elaborare delle categorie critiche sulla pedagogia dei media proprio a partire dal fatto che li usiamo e ciò per non ricadere nelle vecchie categorie: o sei un apocalittico, o sei un integrato, o i media sono tutti da buttare via, oppure sono la cosa che risolve i problemi del mondo. Si tratta di aprirsi all’esperienza con la giusta problematicità rifuggendo da modelli ideologici precostituiti, evitando quelle polarità estreme di rifiuto incondizionato o di futile entusiasmo che si risolvono in sterilità. E’ cieco l’atteggiamento pregiudiziale di chi pensa che il libro tradizionale, la lezione tradizionale, siano sempre da preferire a tutto il resto, a prescindere. Così è altrettanto insana l’idea, da sfatare con fermezza, che l’educazione ai media sia riconducibile e riducibile alle ultime tecnologie mediatiche. La pedagogia dei media non rincorre le novità del panorama tecnologico. Nella scuola entrano, di buon diritto, le tecnologie, i media, i linguaggi, i messaggi e ci si occupa di scrittura, di libri, di figure, di parole. Nella scuola la parola è sempre stata ed è ancora medium potentissimo. La capacità retorica di un insegnante è sempre stata ed è ancora fondamentale. Si potrà senz’altro sentire gli allievi dire che un insegnante è bravo perché “spiega bene” e non certo che è bravo perché usa la LIM. Allora quando nella scuola si adottano delle tecnologie la domanda d’obbligo è perché lo si fa, in base a quale “idea di scuola” dichiarata intendiamo farlo. Dunque diciamo sì alle tecnologie ma adottiamole con una razionalità critica, selettiva, facendo delle scelte, chiedendocene sempre il perché.
"Ho studiato fisica sull'iPad. Che potenza"

giovedì 24 maggio 2012

Serendipity e Homo Contextus : Teemu Arina e il cloud learning



Secondo Einstein l'idiozia è fare la stessa cosa all'infinito e aspettarsi risultati diversi.
E' ora che la scuola apra gli occhi e non pretenda di cambiare e migliorare i risultati continuando a fare sempre le stesse cose.
Se vogliamo cambiare l'educazione e renderla più efficace dobbiamo guardare al contesto in cui si svolge.
Cosa significa oggi essere insegnanti, che cos'è un corso, che cos'è un'aula, che cos'è un libro?
Noi sappiamo che online il miglior ambiente di apprendimento è Google, il motore di ricerca, e che l'informazione è già tutta là.
Il miglior ambiente di apprendimento non sono i libri di testo, non sono i materiali didattici, ma è il modo in cui sappiamo collegarci alle risorse online, umane e non.
Chi si occupa di istruzione deve considerare seriamente la cloud, e ricordarsi che le imprese non cercano persone che sanno tante cose, ma persone che sanno risolvere i problemi. Questa è la chiave della trasformazione secondo Teemu Arina, una “giovane speranza” dalla Finlandia, un visionario delle nuove forme di apprendimento nell’era della conoscenza e del social software.
 Il luogo dell’apprendimento cambia, non è più situato ma distribuito, «diventa il prodotto dei fattori spazio-tempo-modi-strumenti, è dentro e fuori ognuno, è lo spazio virtuale della cittadinanza digitale iperconnessa». Le relazioni sociali tessono una trama sempre più liquida e fluttuante, in cui la serendipity , l’interazione accidentale fra individui, può creare una sorta di “terzo spazio”, che si aggiunge, a volte sostituendosi, ai luoghi frequentati fra la casa (primo spazio) e il lavoro o la scuola (secondo spazio) e in cui le persone possono interloquire in maniera significativa, mediante riflessioni durante e a seguito dell’azione, che consentono di allargare individuali e ristrette visioni, concepite attraverso esperienze pregresse.
È in questo “villaggio” o “terzo spazio” che il giovane d’oggi, l’Homo contextus (“connesso”) , vive la stragrande maggioranza delle situazioni di apprendimento, attivando continuamente meccanismi cognitivi in interconnessione costante con gli altri e il contesto. Egli evade le limitazioni fisiche della connettività mediante le moderne tecnologie di rete, che, esercitando un forte potere di fascinazione, stimolano una pluralità di esperienze ed esaltano forme multiple e collaborative di conoscenza e comunicazione.
È ciò che avviene nelle attuali comunità del web (Social Network) aperte tutto l’anno (quella di Facebook o di Twitter solo per citarne due tra le più famose o la più recente di Google+) o frequentate solo in occasione di eventi particolari (barcamps, world cafè e unconferences). Sono comunque “luoghi” capaci di connettere “serendipicamente” tempo, spazio e interessi di centinaia e centinaia di persone. Sono spazi partecipativi, caratterizzati da eventi bottom-up e da forme di auto-produzione e auto-pubblicazione di contenuti, mediante il recupero e l’embedding di risorse socialmente condivise e il cosiddetto mashup, «la “poltiglia” ricombinatoria di elementi esistenti».  lla luce di tutto quanto sono venuto esponendo, cosa significa oggi apprendimento efficace ?
Dal punto di vista di Teemu Arina è un apprendimento in cui si massimizzano il numero delle connessioni e delle interazioni e la condivisione di quello che si sta facendo.
Francis Bacon diceva sapere è potere ma oggi il potere sta nella capacità di condividere la conoscenza. La condivisione rende le persone più ricche e più potenti.

Virtual Learning Environment per l’istruzione internazionale

Una delle molte sfide incontrate dalle scuole internazionali di oggi è capire come la tecnologia con la sua crescita esponenziale possa integrarsi con gli sviluppi della pratica didattica migliorando il rendimento degli studenti.
Come fa una scuola a  decidere su quale tecnologia investire? Quali dovrebbero essere gli indicatori di successo?
L’imperativo è “ non fare cose vecchie con tecnologie nuove” , non investire in una tecnologia fine a se stessa ma consentire agli studenti un apprendimento dinamico , consentendo agli insegnanti di utilizzare una metodologia didattica più “creativa” e vicina al modo di comunicare dei giovani d’oggi migliorando al contempo il legame scuola-famiglia.
Se gli studenti non restano passivi nei confronti di ciò che gli viene insegnato allora gli ambienti di apprendimento diventano più efficaci non solo per imparare ma anche per sviluppare capacità di relazione tra studenti e tra studenti ed insegnanti. La tecnologia è particolarmente indicata per sostenere le attività collaborative in cui i ragazzi devono indagare, analizzare e presentare le informazioni.
Presso la Scuola Internazionale di Bruxelles , ad esempio, con la recente introduzione di una rete wireless, tablet PC per gli studenti e gli insegnanti, i proiettori collegati in rete in modalità wireless e workstation digitali, gli insegnanti hanno ora una potente piattaforma didattica che li libera dalla “parte anteriore della stanza” e permette loro di lavorare con gli studenti, individualmente o in gruppi.
Allo stesso modo, al The American International School di Rotterdam , dove dispongono di  una rete wireless in tutta la scuola, i discenti accedono al proprio ambiente di studio on line attraverso l’utilizzo di computer portatili disponibili su carrelli mobili.  Questo ha permesso di creare un ambiente integrato dove sia studenti sia docenti migliorano le proprie competenze.
Entrambe le scuole funzionano digitalmente attraverso l’uso di un “ambiente di apprendimento virtuale (VLE)” che, tra le altre cose, consente agli insegnanti di inviare assegnazioni, creare collegamenti a siti web desiderati o anche somministrare i test on line. Gli studenti hanno accesso al VLE, ​​indipendentemente da dove si trovano. Essi possono essere nella biblioteca della scuola, a casa o in viaggio con la famiglia, sono sempre in grado di accedere al VLE, ​​ mantenendo il contatto con gli insegnanti e gli aspetti del lavoro quotidiano della scuola.
In oltre lavorare on line e nel cloud fornisce un repository per tutti i materiali relativi ad un corso e un luogo di incontro virtuale per studenti e docenti attraverso i quali insegnanti e studenti possono collaborare e comunicare.
Ci sono sfide uniche nel fornire istruzione in un ambiente ricco di tecnologia, tuttavia, le scuole non possono permettersi di ignorare gli evidenti benefici. Tecnologia e opportune pratiche di insegnamento è la combinazione  più efficace  per la produzione di laureati realmente internazionali, con le necessarie conoscenze accademiche e disposizioni che li equipaggiano per l’istruzione superiore, il luogo di lavoro, e il mondo in generale.

martedì 22 maggio 2012

Scuola e innovazione. Imparare dalla Khan Academy

Non è una novità il fatto che la scuola pubblica, nonostante gli sforzi, non riesca ad innovarsi ed introdurre nuovi metodi di insegnamento. Le ragioni sono da ritrovare senz’altro nella mancanza di finanziamenti: i continui tagli dei governi (perlomeno in Italia) non creano un clima favorevole al cambiamento. Sembra addirittura che in alcune scuole i contributi delle famiglie siano superiori a quelli dello Stato, il che fa capire in che situazione siamo.

Una recente indagine mostra che l’utilizzo di internet nelle scuole italiane è il più basso in Europa, anche a causa – sentite bene – del coinvolgimento degli insegnanti nelle attività on-line. Alcune scuole ci hanno provato, introducendo delle innovazioni tecnologiche per stare al passo coi tempi, come il Liceo Lussana di Bergamo, uno dei primi in Italia ad introdurre l’iPad come ausilio alla didattica. A quanto pare i risultati sono stati buoni, soprattutto per la motivazione dei ragazzi, che si sentivano maggiormente coinvolti rispetto ai metodi classici di insegnamento.

 Internet, se ben utilizzato, può essere un canale formidabile per l’educazione dei ragazzi.
Non è un caso, che Apple abbia intuito le potenzialità dei propri prodotti per l’insegnamento, applicando promozioni per l’acquisto a fini educativi, come non è un caso che YouTube abbia visto un’enorme opportunità nella Media Education e abbia dedicato un’intera sezione ai video con contenuti didattici di varie discipline e di diverso livello di istruzione, sapendo di essere – già da tempo – un canale usatissimo per fruire di contenuti multimediali didattici, creati sia da “colossi” come National Geographic, sia da utenti semi-amatoriali che, con il tempo, hanno saputo guadagnarsi una reputazione incredibile.
E’ il caso di Salman Khan, un ingegnere che nel 2004 ha iniziato a registrare video con lezioni di matematica per aiutare la propria cugina, che evidentemente aveva difficoltà con la materia. Resosi conto della potenzialità di quello che stava facendo, ha iniziato a caricare pubblicamente i video su YouTube. Da allora, Khan ha realizzato oltre 2.700 video tutorial spaziando dalla matematica, alla storia, alla finanza, alla chimica e all’astronomia, raggiungendo un numero altissimo di visualizzazioni.
Nel 2009 ha deciso di lasciare il proprio lavoro per dedicarsi a tempo pieno a questa attività, fondando la Khan Academy, un’organizzazione no-profit con il mirabile scopo di migliorare e rendere accessibile a tutti l’educazione, in modo completo e, soprattutto, gratuito.
Gli studenti possono utilizzare liberamente il vasto archivio di lezioni ed esercitazioni, accedendo via web da qualsiasi posto del mondo. I video sono pensati proprio per un tipo di apprendimento individuale: ovviamente, possono essere visti e rivisti più volte, ci sono esercitazioni mirate, e c’è addirittura un sistema che misura il grado di avanzamento nell’apprendimento.
E’ interessante anche il fatto che ogni studente può seguire un percorso personalizzato sulla base dei risultati ottenuti e delle proprie capacità. E' questo il grande passo avanti rispetto al classico sistema di apprendimento “standardizzato”, che porta inevitabilmente a creare squilibri e situazioni che sono sempre meno recuperabili in termini i rendimenti. Pensate un po’: tutti studiano la stessa materia, ma ognuno seguendo il proprio “ritmo” e i propri interessi, che potrebbero paradossalmente portare a raggiungere risultati migliori per quegli studenti che normalmente hanno voti più bassi degli altri.


Tornando in Italia, quello che voglio dire è che i video della Khan Academy (o di qualsiasi altra fonte) potrebbero tranquillamente essere visti in classe, e adottati come integrazione alle lezioni “classiche”, di materie come scienze o matematica, ad esempio.
Certo, in Italia rimane l’ostacolo della lingua inglese, ma pensate quali possibilità potrebbero aprirsi accogliendo e/o integrando percorsi di apprendimento individuale (sempre fatti in classe) che si affiancano a quelli tradizionali. Potrebbero esserci ore dedicate allo studio generale della materia e ore dedicate al singolo ragazzo; potrebbero innescarsi meccanismi virtuosi per cui sono gli interessi stessi degli studenti a “guidare il corso” e non viceversa; ci potrebbero essere metodi differenti di valutazione (un sistema a classifiche, oppure pensate: il più bravo della classe non è quello che ha avuto sempre il voto massimo, ma quello che ha avuto il progresso maggiore, e così via).


Da Microsoft approfondimenti per apprendere con le tecnologie

Apprendere con le tecnologie


In quest’area potrai trovare alcuni suggerimenti per utilizzare al meglio gli applicativi Office nella didattica, lezioni sui sistemi operativi di rete, strumenti di sviluppo avanzati e lezioni on line per trasformare le nuove tecnologie in opportunità di comunicazione per la Scuola. Sperimenta le nuove frontiere per la didattica.
Metodologie per la didattica
In questo spazio vengono raccolti gli articoli relativi alle varie metodologie didattiche utilizzate dai docenti. In particolare viene presentata la metodologia PBL – Project Based Learning.
Comunicare con gli ipertesti
Cosa è un ipertesto, come si usa ma soprattutto come si realizza: una guida per utilizzare con disinvoltura questa forma di collegamento fra informazioni poste in punti diversi di uno o più documenti e riuscire a sfruttarne a pieno tutte le potenzialità.
Realizzare un sito Internet
Questa lezione, utilizzata durante un corso  di informatica spiega agli studenti come realizzare un Sito Web in modo gratuito e con semplici strumenti software.
Nello stesso tempo può essere utilizzato dai docenti per pubblicare su Internet i propri lavori ipertestuali.
Esercitazioni in classe
In questa sezione puoi trovare alcuni interessanti strumenti per realizzare esercitazioni, test, questionari e strumenti di valutazione per la tua classe.
Condividere la conoscenza
Grazie alle moderne soluzioni server di condivisione, anche la scuola e gli istituti possono aggiornare le tecniche di insegnamento, velocizzare le procedure amministrative e instaurare un dialogo in tempo reale tra genitori, studenti e insegnanti, all’interno di una struttura on-line semplice  e dinamica.
Informatica in classe
Una serie di articoli che illustrano, in maniera chiara e semplice, alcuni concetti che riguardano la programmazione dei computer spesso considerati particolarmente difficili da capire.
La rete scolastica
Ecco alcuni suggerimenti e alcune indicazioni che guidano, passo dopo passo, alla progettazione e all’amministrazione della rete della tua scuola.
Gestire i dati
Come realizzare banche dati strutturate e informazioni da condividere e poter ritrovare facilmente? Microsoft Access e Microsft Excel sono due strumenti utilissimi per la gestione e l’archiviazione dei dati.
Strumenti di calcolo
L’enorme potenziale di Microsoft Excel è senza dubbio nel campo dei calcoli: scopri in quest’area alcune indicazioni su come utilizzare le funzionalità avanzate di Excel per realizzare Web Calcolatori.
Realizzare seminari online
Tematica recente quella dei seminari online e delle videoconferenze. Oggi è possibile superare le distanze e risparmiare tempo semplicemente con un Personal Computer e una connessione Internet. Scopri come fare.

lunedì 21 maggio 2012

I rischi del connubio didattica e new media.



Il Prof Israel commenta le nuove tendenze didattiche che vogliono un ingresso massiccio dei nuovi modi di comunicare. Il pericolo è che la scuola si trasformi in “web community” e il docente un semplice facilitatore. Video intervista di Fulvia Subanìa

http://www.orizzontescuola.it/node/23777

Una sitografia sulla LIM


 Tutorial e materiali pronti: http://www.innovascuola.gov.it/opencms/opencms/lim/lim.html
Materiali della rete scolastica Bibliolab: http://www.bibliolab.it/lett_materiali.htm
Risorse per la didattica: http://www.didaweb.net/risorse/lim.php
Esempi di lezioni: http://www.vicariweb.it/lezioni_mm/lezioni_mm00.htm
Tante informazioni utili: http://www.maestrantonella.it/LIM.html
Lezioni e forum di discussione: http://exchange.smarttech.com/#tab=0
http://www.smart-educational.it/index.php?option=com_content&view=section&id=8&Itemid=70
Giochi per la lavagna: http://www.triptico.co.uk/
Con la didattica 2.0 http://e-learning.dti.unimi.it/Portale/rivista/?p=546
Sito per la LIM del MIUR http://www.scuola-digitale.it/lim/ilprogetto/finalita/
La RAI mette risorse in rete http://www.ild.rai.it/docenti.asp
http://www.altrascuola.it/altranuova/
Mini-guida per il software InterWrite Schoolboard http://www.icfara.eu/allegati/Microsoft%20Word%20-%20Miniguida-Workspace.pdf
http://www.smart-educational.it/
Sito di un’azienda privata di consulenza, che però raccoglie molti tutorial http://www.lavagnainterattiva.eu/index.php/home
Sito in inglese, ma con tantissime risorse: http://eduscapes.com/sessions/smartboard/
Una raccolta completissima del gruppo Facebook “insegnanti” http://share.dschola.it/tantinsegnanti/default.aspx
Un bel libro su come usare la LIM (demo): http://formazione.faresapere.it/demo-online/index.html
Altra raccolta interessante di attività e materiali: http://www.lauraproperzi.it/lezioni/lim/lim.htm
Come creare un “Learning Object”: http://www.francescoprocida.it/lo/pitagora/pitagora.html
Raccolta di software didattici gratuiti: http://www.ivana.it/j/
La proposte di alcune Case Editrici
La Spiga-ELI Edizioni: http://www.elionline.com
Guerra Edizioni: Nuovo Rete, versione LIM libro attivo: http://www.guerraedizioni.com/books/index.cfm?node=0,1,4,1327,1482,1484
Alma Edizioni: Domani 1, Versione LIM: http://www.almaedizioni.it/catalogo/scheda/domani-1-lim/
Edilingua: Nuovo Progetto Italiano, versione LIM: http://www.edilingua.it/it-it/Prodotti.aspx?ElementID=82732404-1ea6-4c76-8124-52ac343dbbfb
Loescher: http://www.loescher.it/lim.asp
Edizioni scolastiche Bruno Mondadori-Pearson http://limbook.it/
Idee LIM Zanichelli: http://online.scuola.zanichelli.it/ideelim/
De Agostini: http://www.primaria.scuola.com/limnews/
Erickson: http://www.erickson.it/Pagine/Promo-LIM.aspx?gclid=CJbO5Oq2wK4CFUZa3wodVRFrbA
RCS: http://www.auladigitale.rcs.it/
Portali delle aziende produttrici delle LIM
http://www1.prometheanplanet.com/it/server.php?show=nav.17481
http://www.slimteam.it/j/
Blog di docenti e formatori
http://lavagna.wordpress.com/
http://tutoronlinequalificati.wordpress.com/tag/lavagna-interattiva/
http://insegnareconlalim.blogspot.com/
http://www.youtube.com/limtutor
http://brunella-beato.blogspot.com/

Tablet in classe: sicuri di sostituire così il computer?



La scuola italiana è approdata (o, meglio, può essere approdi prima o poi) ai libri di testo digitali per via di imposizione di legge (art. 15 della Legge 133 del 6 agosto 2008). Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo recentemente ha parlato di tablet in classe per lo studio e i libri.
Vi sono case editrici “nate 100per100 digitali” che hanno loro visioni in merito. Il nostro post dà voce a chi sui libri di testo digitali fa una proposta che è anche una scommessa, Noa Carpignano di BBN Editrice.
Non sono mai entrata nel merito dei supporti (ereader o tablet) e dei formati. Solo nei confronti dei DRM ho lanciato qualche anatema, ma la questione dell’hardware non mi ha mai coinvolta. Noi di BBN infatti abbiamo scelto di continuare a lavorare pensando ai testi digitali per le scuole come a testi diversi da quelli che stavano diventando gli ebook, e pensando di utilizzare qualsiasi formato utile alla didattica purché in qualche modo accessibile (accessibilità richiesta anche dalla normativa per l’adozione dei testi scolastici).
I nostri testi sono quindi stati creati per vivere in un ambiente, non su un supporto, tutti collegati fra loro in un ambiente didatticoDidaSfera – che è consultabile con un computer, con un tablet, con un ereader, con un cellulare.
L’altro giorno sono stata con mio figlio all’Unieuro per comprare un “vestitino” nuovo all’iPad. E lui si è divertito a connettersi a DidaSfera da tutti i dispositivi messi lì in prova, e a fotografare la videata di ciascuno. Poi li lasciava lì, connessi: “Mamma, così ti fo’ pubblicità”. E mentre giravamo tra quelle meraviglie (carinissimo il Samsung Note), io pensavo: “Speriamo che a scuola non si fermino agli iPad”.
Spero, davvero, che presto ogni studente abbia un tablet (iPad, Samsung… che so, non fa differenza), ma non posso, non voglio, pensare che questi possano sostituire un computer. Specialmente a scuola.
Io vedo mio figlio, che è cresciuto su queste “macchine”: a due anni e mezzo ha fatto il suo primo disegno su Illustrator, a sei anni passava indifferentemente da Mac a Pc e andava a caccia di programmi che potessero girare su entrambi, a 10 ha chiesto di avere un blog, a 11 girava impunemente su Second Life, a 12 impaginava le ricerche su InDesign e ora, che ne ha quasi 13, sta appeso all’iPad con lo stesso spirito con il quale sta davanti al televisore: in piena fase di regressione cognitiva.
Sì, sì, clic qui e clic là, anzi, tap qui e tap là per un minimo di interattività. Ma la passività che consentono questi tablet è preoccupante: l’unica cosa che ha imparato è il numero della mia carta di credito.
Ce li propinano, pacchetto chiuso, ci mettiamo le App, pacchetti chiusi, e buonanotte. E i piccoli hacker non crescono.
Siamo disposti a rinunciare agli studenti smanettoni?
È curioso notare, girando per i forum “alternativi” di cheaters (bot et similia), che la maggior parte dei coders sono ragazzi dell’Est, forse perché non hanno a disposizione troppa pappa pronta, ma devono imparare a cucinarsela.
Io ho sempre detto che bisogna smantellare i laboratori di informatica nelle scuole a favore di aule con i computer, uno per banco. Ora, se si pensa a “studenti ipadmuniti” (a spese di chi?), finirà che i laboratori rimarranno dove sono, utilizzati solo dal docente di informatica, e solo in quelle scuole nelle quali i corsi di studio prevedono la specifica materia. E a casa, visto che non c’è bisogno di un Pc per accedere a Facebook e Skype, tutti rottameranno man mano che invecchiano le ingombranti macchine a favore di un tablet a testa, come i cellulari.
Ci ritroveremo, pensa un po’, con ragazzi che a 18 anni non hanno mai acceso un computer.
Ecco, io penso che il tablet sia uno strumento utile, che la sua sperimentazione in classe dovrebbe essere diffusa, ma non dovrebbe sostituire il computer. E questo perché se avessimo comprato l’iPad anche solo sei mesi prima, mio figlio non avrebbe provato TheBrain, non avrebbe mai chiesto come si crea un plug-in per WordPress e, soprattutto, non avrebbe scoperto Tor.
Tutte queste mie preoccupazioni non hanno senso alcuno, se siamo convinti che i tablet possano sostituire in tempi brevi il computer così come lo conosciamo. Però, in questo caso, altre fosche visioni prendono il loro posto: siamo sicuri di voler lasciare alle multinazionali e ai governi la decisione su che cosa far girare sulle nostre macchinette? Il progetto Palladium, che qualcuno di voi ricorderà, e il trusted computing in generale, hanno oggi altre declinazioni. Siamo sicuri di voler perdere quel poco di libertà sui contenuti che ci siamo in questi anni conquistati? Perché solo lì può portare questa strada, temo.
Noa Carpignano è amministratore e art director di BBN Editrice. (Non mancate di seguirla sul suo blog Currenti calamo).

http://www.ebookreaderitalia.com/tablet-in-classe-sicuri-di-sostituire-cosi-il-computer/ 

giovedì 17 maggio 2012

ADI Agenda Digitale Italiana

 

Benvenuti all'IDEARIO dell'Agenda Digitale Italiana!


Qui puoi inviare idee, proposte e commenti ai gruppi di lavoro dell'Agenda Digitale Italiana e votare o commentare le idee già lanciate da altri cittadini. Questo è uno spazio libero e aperto per accogliere critiche, commenti costruttivi e proposte progettuali.

Per proporre un'idea, clicca su Invia una nuova idea. Puoi scegliere un titolo identificativo ("tag") per la tua idea, e indicare a quale gruppo si riferisce (vedi elenco a sinistra); aggiungere ulteriori tags; votare o commentare un’idea già proposta.
Le idee inviate su questa piattaforma avranno un maggiore impatto se adeguatamente argomentate e direttamente attinenti ai temi discussi da ciascun gruppo di lavoro dell'Agenda Digitale. Lo spazio è comunque aperto a idee, proposte progettuali, normative o di policy ad integrazione o aggiunta rispetto ai temi dei tavoli di lavoro.
Sebbene non equiparabile ad una consultazione strutturata, la Cabina di Regia per l'ADI considera la discussione tra cittadini un esercizio di democrazia altrettanto importante. Migliore sara' la qualita' delle discussioni in questo spazio, maggiore la possibilita' di avere un impatto sull'Agenda Digitale.

ADI

Studenti più bravi con la lavagna interattiva

 

 

Una ricerca GfK Eurisko per conto di Pearson fa il punto sulla rivoluzione digitale Migliorano apprendimento e concentrazione. Ma in molti istituti c’è solo il vecchio gesso

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Professori esperti e di lungo corso, che ammettono le difficoltà di insegnare ai cosiddetti «nativi digitali». Ovvero agli studenti che hanno meno di 16-17 anni, figli di Internet piuttosto che di Gutenberg, circondati ogni giorno da computer e videogiochi, smartphone e tablet. Eppure, proprio perché consapevoli del divario generazionale e tecnologico, docenti desiderosi di colmarlo, che lasciano entrare in aula i nuovi strumenti digitali emultimediali, riuscendo a stimolare l’attenzione degli alunni e a rendere più alto il loro rendimento. È il ritratto della scuola italiana che emerge dal report «Le potenzialità della Lim e dei LimBook», condotto da GfK Eurisko per l’editore Pearson Italia e visto in anteprima da «la Lettura».
Firmato da Elena Cappelletti, psicologa e direttrice di ricerca nell’Area media, lo studio si basa sulle interviste online a 333 docenti della scuola secondaria di primo grado (le vecchiemedie) che insegnano in istituti dotati della lavagna interattiva multimediale, la cosiddetta Lim. «Professori che costituiscono un campione rappresentativo perché equamente suddivisi per regioni geografiche e per discipline insegnate», spiega Cappelletti.
Pennarello digitale al posto del gesso bianco, dotata nella sua versione più comune di un proiettore, oltre che collegabile al computer, la Lim consente di scrivere, mostrare video e immagini, navigare su Internet. Funzioni base cui se ne possono aggiungere di più sofisticate via via che si acquisisce dimestichezza, ma che bastano già a rivoluzionare una lezione tradizionale nel segno della multicanalità e della partecipazione. Una buona cartina di tornasole, dunque, dell’attuale uso delle nuove tecnologie nella scuola italiana.
Stando ai dati di GfK Eurisko-Pearson, in effetti ai docenti la Lim piace. Nonostante oltre la metà dei professori intervistati ammetta che il carico di lavoro è aumentato e l’84 per cento sostenga di aver incontrato difficoltà d’uso iniziali, il 98 per cento non vorrebbe più tornare indietro. Più in dettaglio, il 91 per cento considera la lavagna interattiva uno strumento flessibile e adatto a tutte le materie, il 79 per cento vorrebbe seguire altri corsi di formazione per poterla sfruttare al meglio, il 73 per cento è convinto che rappresenti una grande opportunità.
Rispetto alla vecchia grafite nera, il principale pregio viene riconosciuto nella capacità di migliorare il rendimento degli studenti. Nessun problema di distrazione dovuto almezzo interattivo, testimoniano infatti gli insegnanti. Tutt’altro. Di fronte a una soglia di attenzione dei nativi digitali sempre più bassa — stimata in media sul quarto d’ora — l’uso della Lim migliora la concentrazione: molto, per il 31 per cento degli intervistati, un po’ per il 52 per cento.

In base allo studio GfK Eurisko-Pearson, inoltre, poco più della Studenti più bravi con la LIM metà dei professori che usano la nuova lavagna, hanno sperimentato anche i LimBook, ovvero libri di testo digitali pensati apposta per la Lim. Buoni i primi riscontri: arricchita da presentazioni, animazioni, video, esercitazioni e laboratori interattivi, la nuova frontiera del manuale scolastico piace all’81 per cento degli insegnanti.
«L’impressione complessiva è quella di un metodo d’insegnamento meno verticale — conclude la curatrice dello studio Cappelletti —. Ma senza mai abdicare all’autorità del docente. La Lim e i Limbook, infatti, funzionano solo se è il professore a calibrare i tempi e a decidere il percorso. Giocando nella nuova didattica partecipativa un ruolo non ridimensionato ma rafforzato».
Twitter @al_rastelli
Studenti più bravi con la LIM