Non è una novità il fatto che la scuola pubblica, nonostante gli sforzi, non riesca ad innovarsi ed introdurre nuovi metodi di insegnamento. Le ragioni sono da ritrovare senz’altro nella mancanza di finanziamenti:
i continui tagli dei governi (perlomeno in Italia) non creano un clima
favorevole al cambiamento. Sembra addirittura che in alcune scuole i
contributi delle famiglie siano superiori a quelli dello Stato, il che fa capire in che situazione siamo.
Una recente indagine mostra che l’utilizzo di internet nelle scuole italiane è il più basso in Europa, anche a causa – sentite bene – del coinvolgimento degli insegnanti nelle attività on-line. Alcune scuole ci hanno provato, introducendo delle innovazioni tecnologiche per stare al passo coi tempi, come il Liceo Lussana di Bergamo,
uno dei primi in Italia ad introdurre l’iPad come ausilio alla
didattica. A quanto pare i risultati sono stati buoni, soprattutto per
la motivazione dei ragazzi, che si sentivano maggiormente coinvolti rispetto ai metodi classici di insegnamento.
Internet, se ben utilizzato, può essere un canale formidabile per l’educazione dei ragazzi.
Non è un caso, che Apple abbia intuito le potenzialità dei propri prodotti per l’insegnamento, applicando promozioni per l’acquisto a fini educativi, come non è un caso che YouTube abbia visto un’enorme opportunità nella Media Education
e abbia dedicato un’intera sezione ai video con contenuti didattici di
varie discipline e di diverso livello di istruzione, sapendo di essere –
già da tempo – un canale usatissimo per fruire di contenuti multimediali didattici,
creati sia da “colossi” come National Geographic, sia da utenti
semi-amatoriali che, con il tempo, hanno saputo guadagnarsi una
reputazione incredibile.
E’ il caso di Salman Khan,
un ingegnere che nel 2004 ha iniziato a registrare video con lezioni di
matematica per aiutare la propria cugina, che evidentemente aveva
difficoltà con la materia. Resosi conto della potenzialità di quello che
stava facendo, ha iniziato a caricare pubblicamente i video su YouTube.
Da allora, Khan ha realizzato oltre 2.700 video tutorial
spaziando dalla matematica, alla storia, alla finanza, alla chimica e
all’astronomia, raggiungendo un numero altissimo di visualizzazioni.
Nel 2009 ha deciso di lasciare il proprio lavoro per dedicarsi a tempo pieno a questa attività, fondando la Khan Academy, un’organizzazione no-profit con il mirabile scopo di migliorare e rendere accessibile a tutti l’educazione, in modo completo e, soprattutto, gratuito.
Gli studenti possono utilizzare liberamente il vasto archivio di
lezioni ed esercitazioni, accedendo via web da qualsiasi posto del
mondo. I video sono pensati proprio per un tipo di apprendimento individuale:
ovviamente, possono essere visti e rivisti più volte, ci sono
esercitazioni mirate, e c’è addirittura un sistema che misura il grado di avanzamento nell’apprendimento.
E’ interessante anche il fatto che ogni studente può seguire un percorso personalizzato
sulla base dei risultati ottenuti e delle proprie capacità. E'
questo il grande passo avanti rispetto al classico sistema di
apprendimento “standardizzato”, che porta inevitabilmente a creare
squilibri e situazioni che sono sempre meno recuperabili in termini i
rendimenti. Pensate un po’: tutti studiano la stessa materia, ma ognuno seguendo il proprio “ritmo” e i propri interessi,
che potrebbero paradossalmente portare a raggiungere risultati migliori
per quegli studenti che normalmente hanno voti più bassi degli altri.
Tornando in Italia, quello che voglio dire è che i video della Khan
Academy (o di qualsiasi altra fonte) potrebbero tranquillamente essere
visti in classe, e adottati come integrazione alle lezioni “classiche”, di materie come scienze o matematica, ad esempio.
Certo, in Italia rimane l’ostacolo della lingua inglese, ma pensate
quali possibilità potrebbero aprirsi accogliendo e/o integrando percorsi di apprendimento individuale
(sempre fatti in classe) che si affiancano a quelli tradizionali.
Potrebbero esserci ore dedicate allo studio generale della materia e ore
dedicate al singolo ragazzo; potrebbero innescarsi meccanismi virtuosi
per cui sono gli interessi stessi degli studenti a “guidare il corso” e
non viceversa; ci potrebbero essere metodi differenti di valutazione
(un sistema a classifiche, oppure pensate: il più bravo della classe
non è quello che ha avuto sempre il voto massimo, ma quello che ha avuto
il progresso maggiore, e così via).
2 commenti:
Seguo da tempo le iniziative della Khan Academy e penso di fare uso di talune lezioni proprio in qualcuno dei miei corsi base. In effetti, dici molto bene, nelle discipline tecniche l'ausilio della multimedialità risulta spesso illuminante e, come tale, determinante.
Condivido quanto affermato nell'intervento. Mi sembra, poi, un percorso molto interessante vista la riduzione oraria che un po' tutte le discipline hanno subito in questi ultimi anni.
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